mercoledì 6 agosto 2008

Inter: assoluzione? No, prescrizione

Si è generata confusione nell’interpretazione del comunicato con il quale il Procuratore Federale Palazzi ha archiviato il fascicolo aperto dall'Ufficio Indagini sui presunti pedinamenti ordinati dall'Inter a carico di De Santis, Vieri ed altri giocatori.
Per esempio sul sito della Gazzetta, il 23 giugno, il titolo è stato "La Figc assolve l'Inter" e l’articolo si limitava a riportare il comunicato aggiungendo solo "La vicenda aveva suscitato clamore nei mesi scorsi, e uno dei giocatori coinvolti, Christian Vieri, dopo aver sostanzialmente ignorato le scuse del presidente dell'Inter Moratti, ha chiesto un risarcimento danni di 21 milioni di euro all'Inter e alla Telecom"

Più attento, invece l’editoriale di Andrea Pavan, su Tuttosport, dal titolo "RETROSCENA INQUIETANTI":

Le liste di prescrizione, nella vecchia Italia, ormai sono lunghe e piene quanto quelle di proscrizione nell’antica Roma. Gli ultimi imbucati - nelle prime e giammai nelle seconde, al di là delle inguaribili sindromi nerazzurre da complotto - sono da ie­ri l’Inter e il suo presidente Moratti. Le cui posizioni, in merito alle denunce di spionaggio ai danni di dipendenti propri e tes­serati federali, sono state archiviate dal procuratore Palazzi «non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedi­bili ovvero non prescritte». Laddove «ovvero», in giuridichese, sta per «oppure». Nella lingua del popolo e non dei legulei, si­gnifica che parte dei pedinamenti - attenzione: non negati, né de­finiti legittimi - non è perseguibile perché sono scaduti i termi­ni, mentre l’altra parte sarebbe riconducibile per responsabilità (o comunque per conoscenza diretta, vedi il contatto con l’arbi­tro dissidente Nucini) a persone che non ci sono più. Una perso­na, diciamolo: il mai abbastanza compianto Giacinto Facchetti. Il dirigente più volte citato negli interrogatori degli uomini Te­lecom (Tavaroli e Cipriani) coinvolti in uno scandalo ben più grande di quello calcistico e comparso nei resoconti delle audi­zioni dello stesso Moratti presso l’Ufficio Indagini della Figc. Una bandiera, Facchetti, che evidentemente sa fare ancora del bene alla sua Inter. Ora, fermi restando il principio del garanti­smo prima delle sentenze e il rispetto a esse dovuto una volta emesse, è chiaro che quando la giustizia non giudica perché non può farlo - e dunque assolve per l’impossibilità di procedere e non perché il fatto non sussista o non costituisca reato - la sod­disfazione può riguardare unicamente chi del provvedimento beneficia e non tutti gli altri

Ancora più completo un articolo dello stesso Andrea Pavan, pubblicato sempre su Tuttosport del 23 giugno, che pubblichiamo integralmente:

Intercettazioni: la FIGC riconosce le accuse anche se la prescrizione salva l’Inter
MORATTI SPIA MA LA FA FRANCA
Il Patron: “Non c’era da preoccuparsi e per le plusvalenze finirà nello stesso modo”
MILANO. «Sono preoccupato, per la storia delle plusvalenze, quanto lo ero per le voci sui pe­dinamenti: e avete visto come una certa insinuata situazione si sia risolta totalmente a favo­re dell’Inter. Allo stesso modo si concluderà la vicenda riguar­dante i bilanci. Dunque sono contento, non preoccupato». Co­sì parlò Massimo Moratti, ver­so sera, aprendo l’assemblea straordinaria dei soci nerazzur­ri. Un incipit volto a rassicura­re la platea («operazioni ammi­nistrative sempre trasparenti e corrette») prima di galvanizzar­la con l’aumento di capitale («uno dei tanti, importanti, pun­tuali ») e con il contro-ribaltone Suazo. Un commento goduto al comunicato emesso poche ore prima dalla Figc. Questo: «Il Procuratore federale, esamina­ta la relazione dell’Ufficio Inda­gini sugli accertamenti richiesti dalla Procura federale in ordi­ne a numerosi articoli di stam­pa riguardanti il comportamen­to di dirigenti della società In­ternazionale F.C. S.p.A. nei con­fronti dell’arbitro Massimo De Santis, dei calciatori Christian Vieri, Adrian Mutu, Luis Ro­naldo Delima Nazario, Vladi­mir Jugovic e del tesserato Mariano Fabiani, ha disposto l’archiviazione del procedimen­to, non essendo emerse fattispe­cie di rilievo disciplinare proce­dibili ovvero non prescritte». In sostanza, spiare e pedinare re­sta in assoluto un’attività illeci­ta, ma se non si può procedere non comporta sanzioni. E qui, secondo il prossimo Superpro­curatore Palazzi, procedere non si può. Perché l’opera di vigilan­za fuori dal campo - emersa nel caso di Vieri da una fattura in­terista intestata alla società Po­lis d’Istinto e per gli altri dagli interrogatori di Tavaroli e Ci­priani, detective della security Telecom allora presieduta da Tronchetti Provera e dal suo vice Buora, entrambi nell’orga­nigramma di Palazzo Durini ­risale a tempi caduti in prescri­zione, che al momento è ancora di 2 anni per i club e di 4 per i lo­ro tesserati. Le presunte inda­gini svolte invece dall’Inter sul conto del fischietto e del diri­gente moggiani (la celeberrima Operazione Ladroni) sarebbero riconducibili, come emerso da dichiarazioni e deposizioni, al­l’iniziativa difensiva del defun­to presidente Facchetti, all’e­poca attivato dall’outing dell’ar­bitro Nucini. La Procura non nega i fatti né li definisce leciti: si limita a constatare la prescri­zione e la non procedibilità. Chi si attendeva condanne, resta co­me sono rimasti gli avversari di Berlusconi alle sentenze di al­tri processi o chi si aspettava di vedere punita per doping la Ju­ventus. Si conclude così il procedimento sportivo riguardante anche i pedinamenti. Ma i legali delle «vittime» continuano la causa civile con la richiesta dei danni. Un’archiviazione pesan­te. Poiché non smonta l’impian­to accusatorio, pur senza dargli corso nell’impossibilità - o quan­tomeno nella scarsa determina­zione a coltivare il teorema del «non poteva non sapere» - di porre a confronto in un dibatti­mento sportivo le contraddizio­ni tra i risvolti di un grande processo penale (quello appunto di Telecom) e la correlata, ri­duttiva versione fornita da Mo­ratti a Borrelli. Il capo degli 007 federali, la cui relazione in merito era stata molto dura, non poteva non configurarsi a ieri nei panni dello sconfitto, o se non altro del deluso: come i suoi vice. Danilo Buongiorno, avvoca­to di Vieri che come risarcimen­to ha chiesto all’Inter 9 milioni e alla Telecom 12, si riserva di «leggere le motivazioni: ritengo che non abbiano esaminato con attenzione l’evidenza, e sarei sorpreso se avessero archiviato senza esaminare gli atti del pro­cesso penale; in tal caso, richie­derò di farlo al procuratore fe­derale. Credo che anche l’Asso­calciatori sia un po’ arrabbiata, stante la raccolta illegale di informazioni su alcuni suoi affi­liati. In ambito civilistico, per noi nulla cambia: l’istanza pro­cede. Ricordiamoci che Telecom, costituendosi in giudizio, ha chiamato due volte in causa l’Inter. Ma ripeto, cercherò di far riaprire il caso anche in sede sportiva». Dall’Aic, come prima reazione, confermano il soste­gno a Vieri violato nella privacy. In quanto a De Santis, al quale Moratti aveva rinfacciato - co­me all’ex designatore Bergamo - certi riferimenti a Facchetti, ha fatto rilevare tramite il lega­le Silvia Morescanti «le con­traddizioni dello stesso Moratti, che si è più volte smentito», per poi aggiungere di suo: «A me in­teressa l’indagine di Milano, nella giustizia sportiva non ho più fiducia. Troppe cose qui ven­gono archiviate, mentre altre vengono portate alla luce anche senza prove o addirittura senza indagini». Insomma, colpi di spugna a seconda di chi deve la­vare le colpe o levarsi le maga­gne. Tempi brevi ma soprattutto esiti meno ponziopilateschi do­vrebbe avere il caso delle psu­svalenze, che non turba solo Moratti. Il quale, a ogni buon conto, ieri ha ampliato il suo concetto così: «La soddisfazione che molte persone hanno prova­to per il nostro ingiusto coinvol­gimento in queste vicende con la magistratura ordinaria e sportiva (palese il riferimento a Capello e Moggi, ndr) sarà di breve durata. Non accadrà nul­la di antipatico per la nostra so­cietà, alla fine avremo ovunque l’assoluzione ». Forse voleva dire l’archiviazione.

Moggi su: Tavaroli, dossier Telecom e Palazzi

Le ultime dichiarazioni di Tavaroli su Telecom e dintorni dovrebbero aver fatto fischiare le orecchie al superprocuratore Palazzi. Però i fischi Palazzi deve averli sentiti sonoramente dopo che Fulvio Bianchi, nella sua rubrica “Spy Calcio” in Repubblica.it, è andato diritto al nocciolo del problema, esprimendo la convinzione che il superprocuratore tornerà ad occuparsi dell’inchiesta sportiva sul dossier Telecom dopo che la chiusura delle indagini della magistratura di Milano ha fatto uscire “carte nuove”. Palazzi, in sostanza, dovrebbe riprendere, ovvero dovrebbe sentire il dovere di riprendere l’inchiesta sportiva a suo tempo chiusa, facendo un percorso simile a quello che ha fatto dopo la conclusione dell’inchiesta di Napoli, aprendo il fronte di “Calciopoli 2”.
Vedremo cosa accadrà, ma al momento va registrato (e rimarcato) quello che scrive Fulvio Bianchi, con una chiarezza che mi pare solare: “Sono uscite carte nuove, si parla di intercettazioni anche nei confronti dell’ex arbitro Massimo De Santis e dell’ex numero uno della Figc, Franco Carraro. Nulla si sa sul contenuto di quelle intercettazioni ma intanto è apparso tempo fa un dossier, chiamato “ladroni”, dove la vita (privata) di De Santis era stata messa sotto indagine. Un lavoro (proibito) con visure catastali, foto. Gli spioni di Tavaroli erano andati anche a vedere negli alberghi dove De Santis soggiornava prima delle partite. Non avevano scoperto nulla: ma perché e per conto di chi lo avevano fatto? L’ex arbitro, con il suo avvocato, Silvia Morescanti, aveva chiesto le carte ai pm di Milano, in attesa di costituirsi parte offesa e di chiedere i danni (milioni di euro, ovviamente). Ora chiederanno anche le intercettazioni. Una brutta storia, ha detto la Morescanti”. E a questo punto Bianchi si chiede che farà Palazzi: “Ha già centinaia di fascicoli aperti, oltre 600: un lavoro immane. Vorrà rimettere ordine anche su questa storia? Vorrà vederci chiaro? In passato, chissà perché, era stato così veloce”.
L’interrogativo usato dal cronista sembra sottintendere una buona carica di pessimismo sulle prossime mosse del superprocuratore, e quel “chissà perché” lo raccomando a chi è sempre voglioso di misteri. Ma Fulvio Bianchi è andato oltre ed un altro passo merita di essere riportato, laddove parlando di “Calciopoli 2” ricorda i patteggiamenti fatti con la Juve, e con Paparesta padre e Paparesta figlio, sottolineando che “le carte di quei patteggiamenti non si sono mai viste, le ha chieste l’avvocato dell’ex arbitro Bertini ma non gliele hanno date con la ridicola motivazione che “non erano rilevanti ai fini del decidere”. Per Bianchi, “qualcosa non torna”. “Il processo Sim si è tenuto a porte chiuse, sentenza solo la prossima settimana. Sentenza delicata che porterà ad altri processi (sino al Tar). Pare che qualche avvocato dopo aver abbandonato l’aula abbia intenzione di fare un esposto alla Corte di giustizia della Figc e addirittura alla Procura della Repubblica”.
Tutte queste opinioni di Bianchi avrei potute tirarle fuori io per primo, ma nel caso mi ci appoggio, perché provenienti da una terza parte assumono di sicuro maggiore rilevanza. Nel frattempo sono state rese note le deposizioni fatte ai magistrati da Tronchetti Provera e da Massimo Moratti, deposizioni naturalmente autoassolutorie.
“Tavaroli - afferma Tronchetti Provera - non ha mai avuto nessuna indicazione, né da me, né da Moratti penso, assolutamente, di occuparsi della società di Moggi, ma neanche da Facchetti penso che abbia avuto indicazione di occuparsi della società di Moggi”. Detto che la società non espressamente indicata era la Juve, ma forse non ce n’era bisogno, segnalo ai lettori quel “penso” molto ripetuto che dalle mie parti indica una incertezza solo presunta.
Rendo atto a “Repubblica” di aver scoperchiato con le dichiarazioni di Tavaroli un vaso assai più colmo di quanto qualche ingenuo (?) poteva pensare e di aver smantellato la convinzione, alimentata da qualche parte interessata, che l’affaire Telecom fosse solo “un budino malfatto dove all’opera era solo una combriccola di tre persone che voleva lucrare un po’ di denaro per far bella vita e che avrebbe abusato dell’ ingenuità di Tronchetti Provera e Carlo Buora”, il quale ultimo era amministratore delegato di Telecom ed aveva cariche di peso anche all’interno del cda dell’Inter, cioè sapeva tutto di quanto accadeva da una parte e anche dall’altra.
Ora abbiamo conferma che lo scandalo Telecom è di proporzioni enormi, e in esso ha il suo cantuccio importante il versante calcistico e segnatamente il filone interista. Nelle sue dichiarazioni Tavaroli illustra il suo stretto, diretto e duraturo contatto con i vertici di Telecom, vale a dire con Tronchetti Provera e Buora, e dunque nessuno dei due, e tantomeno il primo, può dire che nulla sapeva di quello che Tavaroli faceva, che era poi quello che gli veniva ordinato, a cominciare dalle informazioni e dai dossier, anche in ambito calcistico, che Tavaroli chiedeva ad Emanuele Cipriani, che è quel Cipriani titolare della Polis d’Istinto, cui furono commissionate le indagini, ad esempio, a carico di Vieri, ma anche a riguardo della Gea, della Juve, del sottoscritto, di Mutu. E a cosa potevano servire quelle indagini se non all’Inter, che infatti le pagò, anche se il patròn nerazzurro messo alle strette ammise solo quelle per Vieri? Questi nomi appaiono nelle carte della Procura di Milano, ora a disposizione di tutti i 34 indagati della vicenda Telecom.
Nell’elenco di esponenti del calcio finiti nel mirino della Security Telecom c’erano il sottoscritto e tanti altri, perché “per sapere se i trofei bianconeri erano stati vinti all’insegna della trasparenza” (e che titolo aveva Tavaroli, o per esso i suoi committenti, per fare quest’indagine?), il capo della Security Telecom mise sotto controllo persino il cellulare dell’allora presidente della Figc Carraro, quelli della Gea, degli arbitri Salvatore Racalbuto e Massimo De Santis. “Evidente il nesso - a giudizio anche di Repubblica - tra queste operazioni e il rapporto tra Marco Tronchetti Provera e l’Inter dell’amico Massimo Moratti. Tavaroli, per capire il motivo di tanti insuccessi inanellati dalla presidenza morattiana, si sarebbe mosso ovviamente con i suoi strumenti”.
A questo punto non c’è chi non veda che a tutti potevano essere affidate le intercettazioni per Calciopoli, meno che alla Telecom che, com’è noto, in migliaia di telefonate non ne trovò una, che sia una, in cui comparisse l’Inter, qualcuno dei suoi dirigenti, o dei suoi calciatori. Eppure fermissima fu la dichiarazione del designatore Bergamo che testimoniò che lui veniva chiamato a telefono da tutti e che tutti egli riceveva, anche quelli dell’Inter. Quando io sottolineai questa discrepanza, che per essere verosimile sarebbe dovuta essere molto più che miracolosa, mi si obiettò da parte di un foglio rosa che il club cui erano indirizzate le mie osservazioni era adamantino, al di sopra di ogni sospetto, e fu, anzi, da quel momento che per l’Inter venne coniata l’etichetta di “banda degli onesti”.
Questa è storia nota, ma non è mai tardi e inutile rimarcarla, perché la memoria non è un esercizio molto seguito nel calcio, quando scientificamente la si vuole trascurare. E per dare una rinfrescata all’argomento posso ricordare un’altra testimonianza di Tavaroli che risale all’11 ottobre di due anni fa ma che in tema mi sembra assai pregnante. Nell’interrogatorio reso ai magistrati Tavaroli riferì che “i dirigenti dell’Inter” gli chiesero di fare indagini sull’arbitro De Santis e, a richiesta di maggiori dettagli, precisò di aver parlato con l’allora presidente Giacinto Facchetti e che a passare la cornetta era stato il patron Massimo Moratti in persona. In un intervista all’Espresso Moratti sostenne di non aver mai incontrato Tavaroli e di non essere stato a conoscenza del “dossier De Santis”. Al “Corriere della sera magazine” aveva invece detto il contrario. Così va il mondo, ma dubito che ci possa essere ancora qualcuno disposto a credere all’estraneità dell’Inter negli affari della premiata ditta Telecom e della sua Security Service.

Luciano Moggi

[fonte: www.papanews.it]

Nota: giova rileggere quanto a suo tempo deciso da Palazzi, sui dossier illegali, e spiegato nei seguenti articoli: inter, assoluzione..no, prescrizione